Un Muzungu nella sua Taman
Slovenia, Croazia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Turchia, Iran, Pakistan, Cina, Nepal, India, Bangladesh, Laos, Vietnam, Cambogia, Thailandia, Malesia, Singapore, Indonesia, Australia, Nuova Zelanda, Cile, Argentina, Paraguay, Brasile, Sud Africa, Namibia, Botswana, Zimbawe, Zambia, Malawi, Tanzania, Kenya, Etiopia, Egitto, Grecia.
36 Paesi, 5 continenti, attraversati in 25 mesi.
Stiamo parlando del viaggio intorno al mondo che Claudio Del Grande ha compiuto in sella alla sua bicicletta, una Mountain Bike acquistata presso un mercatino dell’usato per soli 50 euro!
E possiamo dire che ne ha viste delle belle, quella bicicletta, nel corso della sua seconda vita: una quarantina di forature, una decina di rotture dei raggi e qualche sostituzione delle catene, ma ha continuato a vagare intorno al pianeta con una media di 100 km al giorno per oltre due anni, facendo il pieno di esperienze incredibili.
Chi viaggia sa che un bagaglio leggero dimezza la fatica, così Claudio parte caricando sulla sua bici solamente una tenda, sacco a pelo, un fornello, pentolino, torcia, vestiario utile, ed inevitabilmente, attrezzi per la manutenzione della bici e pezzi di ricambio, distribuendo il peso in maniera equilibrata.
Seguiamo il viaggio attraverso il suo racconto, dettagliatamente spiegato su muzungo.it, per immergerci quanto più possiamo nella sua avventura, migrando da un Paese all’altro, conoscendo popoli, religioni, società, paesaggi, suoni, odori e colori tipici di ogni cultura.
Claudio, nel febbraio del 2003, sale in sella alla sua bicicletta (alla quale sostituisce la meccanica originale con una più adeguata all’impresa) e prende il via da Abisola (Savona).
Inizia ad attraversare il centro Europa incontrando contadini amichevoli che gli offrono the e riparo per trascorrere la notte, e popoli poverissimi. Riesce a reperire acqua dalle fontane e dai pozzi. Visita il paese del Conte Dracula e Bucarest, la Parigi dell’est, fino ad arrivare all’Ungheria, accompagnato fin qui dal mal tempo e dalle raffiche di vento che rallentano il suo ritmo.
In Turchia, a Istanbul, rimane affascinato dalle moschee, dal mare, dai profumi di tabacco e narghilè, dalla fragranza del caffè, dal sottofondo delle preghiere recitate…
In questi luoghi sente varie volte la parola “Taman” che significa “Va tutto bene”; questo diventerà il nome della sua bicicletta.
Attraversa la Cappadocia e giunge in Iran, un Paese complesso, faticoso da percorrere: nonostante l’ospitalità degli iraniani, trova difficoltà a reperire cibo date le condizioni delle cittadine semiabbandonate e delle abitazioni di legno e fango. Sono situazioni di povertà e scarsità che di certo non riforniscono di energia Claudio, il quale deve scendere più a sud, in una zona ancora più problematica, dove i forestieri non sono ben visti e dove il clima del deserto tocca i +52° e la temperatura rende imbevile l’acqua.
Eppure è in Pakistan che il viaggio si fa particolarmente ostico poiché Claudio viene fermato dalla polizia locale dopo essersi avvicinato troppo al centro per l’energia atomica del Paese. Viene sospettato di spionaggio e scortato dalla polizia finché non appare limpidamente che non si tratta di una spia ma di uno (straordinario) ciclista.
La notizia giunge fino in Europa.
Arriva alla catena dell’Himalaya e qui pedala per 2500 km tra le montagne, fino al tetto del mondo, in Tibet: sale fino a 5000 m.s.l.m. I traguardi si sprecano.
Dopo il Nepal si ritrova in India; qui gli italiani sono quasi venerati e la povertà la si tocca con mano. A lui stesso viene sottratto il walkman da un bambino cresciuto senza aver la possibilità di acquistarne uno.
Non riesce ad entrare in Birmania dal Bangladesh perché le frontiere sono chiuse da decenni, perciò compie una deviazione che gli costa ben 5000 km per poter finalmente raggiungere il Vietnam, un Paese che sa di storia. Visita il museo “Resti di guerra” dove uno striscione scritto in italiano sussurra “Il Vietnam è la nostra coscienza”.
Arriva in Cambogia, dove è pericoloso uscire dalle strade principali per la presenza di mine antiuomo e per i serpenti mortali che strisciano nei campi e nelle foreste. Nonostante questo, però, Claudio si ferma un mese con la sua Taman in una scuola, circondato dai bambini.
Dalla Thailandia arriva in Malesia, un Paese che lui definisce come “Il riassunto etnico e religioso di tutta l’Asia” qui convivono infatti: musulmani, buddhisti, induisti e cristiani.
Si trova nel pieno dell’arcipelago indonesiano quando a Sumatra viene punto sul piede da un ragno velenoso e il gonfiore è tale da non riuscire ad indossare calzature.
Bali è il trampolino che gli permette di tuffarsi in Australia, circondato dai pappagalli, dai canguri, dai coccodrilli, dai koala, dai serpenti e dalle volpi volanti. Qui è preferibile pedalare lungo la costa del Paese, nonostante si debba circolare nel traffico causato da camion lunghi qualche rimorchio e attraversare cittadine dove bere alcool fa parte della routine quotidiana.
E poi giunge nel deserto.
Gli incontri tra viaggiatori hanno un qualcosa di magico, un incrocio tra due anime colme di bagagli, intesi come valigie, intesi come esperienze. Ci si capisce. Claudio, nel deserto, riceve in regalo una bisaccia capace di contenere 10 litri di acqua. Più che un gesto, molto di più.
E se si parla di incontri, ne avviene un altro che contraddistingue questa parte del viaggio: si tratta di quello avvenuto con un olandese, che si sposta anch’egli in bici da 15 anni, accompagnato dal suo cane. La bicicletta ha tre carrelli, è lunga 6 metri, pesa 600 kg e trasporta 50 litri d’acqua! A colmare questa stravaganza, l’uomo, sulla cinquantina è vestito da donna con tanto di smalto rosso e senza poter fare altrimenti, viaggia a 5 km all’ora.
In un mese attraversa 4000 km di deserto e appaga ogni senso nella solitudine, nelle notti di luna piena. E quando giunge a Sidney, è pronto per salpare verso la Nuova Zelanda. Quando atterra è colpito dal verde delle valli in cui pascolano i cervi, dalla maestosità dei monti, dalle sorgenti di acqua limpida. Qui la natura grida il suo essere con tutta la sua forza.
A Taman si rompe il telaio della bicicletta che viene riparato ad Auckland. Claudio raccomanda un telaio di acciaio o ferro, non di alluminio o simili leghe.
E’ il momento di toccare di nuovo la terra ferma. Arriva in Argentina dopo aver superato le Ande. Deve viaggiare costeggiando le baracche emarginate dalla società, pedalando velocemente senza fermarsi per nessuna ragione, nel traffico reso pericoloso dai mezzi pesanti e dai pirati della strada.
Ed è la volta del Paraguay, dove il tempo sembra essersi fermato all’aratro, ai buoi e alle baracche di legno nelle foreste.
Prima di lasciare il Sud America e volare in Africa, scavalca i confini del Brasile, il luogo più vivace di quella fetta di mondo, che concentra tutta la sua particolarità culturale a Rio De Janeiro. La popolazione del Paese a nord presenta tratti africani, mentre al sud ci sono mescolanze italiane e portoghesi.
Per Claudio e per Taman, il viaggio continua a Città del Capo dove non può non impressionare, di nuovo, la povertà dei luoghi: la fame si fa sentire, scorpioni e ragni pericolosi pullulano nelle strade. In Namibia i bambini giocano con delle scatole di latta.
In Botswana il benvenuto è poco rassicurante: “Se corri più veloce di un leone che ti vuole divorare, passa pure!”. Ed è vero. Non ci sono solo gnu, struzzi, impala, gazzelle o innocue giraffe; il pericolo dei felini, soprattutto durante la notte, è reale, perciò campeggia in zone non isolate, vicino a dei caseggiati, e per inserirsi completamente nel clima africano si rade a zero conformandosi al look del popolo. Le sue giornate sono scandite dagli incontri con persone curiose e dai pasti di fagioli. A colazione. A pranzo. A cena.
Inizia ufficialmente la sua risalita verso nord.
In particolare arriva nella foresta dello Zimbawe dove si nutre di acqua e farina insieme agli autoctoni (quando non si mangiano insetti).
In Zambia e in Malawi il viaggio non è agevole: è l’area in cui si bruciano boschi per il commercio del carbone e dove scarseggia l’acqua potabile che può essere bevuta solo dopo averla fatta bollire e raffreddare. Un calo numerico dei leopardi ha generato, per contro, un aumento demografico delle scimmie, alle quali serve prestare attenzione affinché non rubino i propri averi.
Attraversa la Tanzania, tra gli elefanti e i Masai, al grido di “Muzungu!” che significa “Uomo bianco”. Claudio perde peso e Taman necessita di riparazioni di fortuna per poter proseguire: ad esempio una bottiglia di plastica si rivela perfetta per riparare le gomme! Ma c’è poco spazio, ora, per l’ironia; i repellenti antizanzare sono insufficienti. Claudio contrae la malaria, che non gli consente di riprendere il viaggio. Si trova presso il Kilimangiaro, ma deve trattenersi perché è ancora debole. E di nuovo, in Kenya, necessita di altri giorni per poter riprendere la sua lunghissima pedalata. Tutto questo trambusto, però, è ripagato da un’altra conquista: la scavalcata del monte Kenya, a 2000 m.s.l.m. immerso nel caldo torrido e soffocante.
Continua la sua ascesa del continente e conosce un’Etiopia in cui cristiani e islamici convivono e dove l’acqua è custodita gelosamente. Nelle strade la gente mastica particolari foglie energetiche, i bambini vanno a scuola con un sacchetto che funge da zaino e i pastori di cammelli passeggiano.
Dall’Egitto arriva alla Grecia e dalla Grecia all’Italia è un attimo.
Da Bari risale l’Italia: è il marzo del 2005. Sono passati 25 mesi. Dal cielo scende pioggia mista a neve, ma ormai le condizioni meteo sono indifferenti ad un viaggiatore che ha pedalato a -12° così come a +52°.
Il suo paese è in festa per il rientro di Claudio Del Grande, un uomo che grazie al suo enorme spirito di avventura, oggi può dire di aver compiuto un viaggio realmente vissuto.
E Taman?
Taman viene fotografata dai giornalisti, anch’essa protagonista indiscussa di questa eccezionale impresa. Ha il telaio provato dalle saldature e nel complesso è visivamente affaticata… ma il suo contachilometri vanta un numero vincente: 51280.
“Il viaggio è un’avventura avvincente, si è gli artefici di tutte le decisioni in piena autonomia. Si diventa consapevoli dei propri veri limiti, non di quelli imposti dal conformismo. Uno stato d’animo ben preciso accompagna il viaggio: i sensi sempre all’erta consentono di essere totalmente presenti e concentrati nell’immediato”. Carlo Del Grande