Tom Perry: l’alpinista scalzo.
Una personalità che incuriosisce, affascina, incanta, interessa.
Antonio Peretti, classe 1960, meglio conosciuto come Tom Perry, nasce a Sovizzo (Vicenza).
La sua passione principale è l’alpinismo.
Ciò che rende le sue scalate, le sue arrampicate, le sue discese uniche ed originali, è il fatto che di saper raggiungere gli obiettivi che si pone…a piedi nudi!
Ha cominciato a praticare la camminata scalza ne 2002, discendendo il monte Carega, sulle Prealpi venete, ma è noto per aver calpestato con i suoi piedi la terra di molte parti del mondo.
All’inizio si trattava di sfide con sè stesso, ma presto capisce che l’energia che scaturiva da queste avventure era talmente grande che non poteva circoscriverla ad un qualcosa di personale. Il tutto andava esteso anche agli altri.
Ma fa anche un’altra riflessione: sfidare sè stessi oltre i limiti deve mettere l’uomo di fronte alle sue fragilità. È questo che deve succedere a chi pratica sport estremi. Deve emergere coscienza e saggezza, non esaltazione e pazzia.
Tra le sue conquiste può vantare il Kilimangiaro (Guinness World Record), il Monte Bianco, il Monte Cristallo, il Monte Sinai. Non manca nemmeno il vulcano Etna. Per citarne alcuni.
Cammina a piedi nudi su tutte le superfici: calde, fredde, friabili, rocciose, nei deserti, nei ghiacciai.
Nelle sue interviste racconta che il dolore ai piedi è inevitabile, ma aggiunge che è tutta una questione psicologica e l’adrenalina lo ha sempre spinto a proseguire.
Soprattutto, si serve di una tecnica particolare: chiude i circuiti del dolore attraverso un’ “Autoipnosi” che ha imparato a praticare da sé, pur non essendo esperto di questa materia.
Inizialmente, in circa 13 minuti riusciva ad estraniarsi dal dolore, ad allontanarlo e a non sentirlo. Con l’esperienza questo tempo si è addirittura accorciato ed ora è una questione di pochi secondi soltanto.
Una volta terminata l’escursione però, non nega che qualche nodo giunge al pettine: serve riposo per qualche giorno, per recuperare prima di ripartire per una nuova avventura in mezzo alla natura, in pieno contatto con la terra.
Il motivo per cui Tom Perry oggi cammina a piedi nudi, è legato ad un messaggio molto forte: sportivo, amante della natura, non aveva ancora trovato una sua dimensione.
Quasi per caso toglie gli scarponi e sente un senso di libertà difficile da raccontare e un’energia che proviene dalla terra che lo pervade. I suoi piedi diventano il punto di contatto con la natura che lui tanto ama. È un ritrovamento di sé attraverso l’unione con la terra.
Da tutto questo, raccoglie una carica emotiva, fisica, spirituale, che gli restituisce la forza e la grinta per continuare a guadagnare qualsiasi terreno.
Non solo: ciò che fa è il simbolo di un opporsi alle dinamiche del mondo moderno.
Oggi la gente corre troppo velocemente all’interno di un sistema che in fondo, non conta nulla. “Togliamoci le scarpe” come metafora dei ritmi più lenti, per poter assaporare quello che ci offre la vita, per poter guardare quello che altrimenti vedremmo di sfuggita, per poter cogliere quelli che sono i valori più importanti.
Non a caso, affianca alle sue imprese delle iniziative di beneficenza.
Ha ricevuto il Premio Montagna Italia per la sua attenzione e sensibilità nei confronti delle popolazioni povere;
Ha scalato il Monte Ararat (Turchia) dedicando l’iniziativa al nostro Pianeta.
Il Monte Rosa invece, lo conquista lanciando un messaggio di attenzione nei confronti dell’inquinamento, ponendo l’accento sul grande problema della plastica.
La natura deve essere difesa, anche se oggi è più corretto dire che va curata dagli errori degli scorsi decenni.
Tutto questo aggiunge un senso, una profondità a delle imprese che già di per sé hanno un sapore straordinario.
Alpinismo a piedi nudi, amore per la natura, parole che si allontanano dagli stereotipi della modernità, opere di bene, spiritualità, messaggi forti: tutto ciò è condensato in un unico uomo che condivide le sue esperienze e i suoi pensieri, ottenendo consensi da chiunque incontri.
E se di incontri si parla, è doveroso parlare di quello avvenuto con il Dalai Lama che lasciò nella memoria di Tom Perry un segno indelebile.
Gli raccontò di voler attraversare l’Himalaya a piedi nudi e la sua vicinanza spirituale unita alla determinazione, gli diedero la forza di fronteggiare 40km, 7 ore a piedi nudi sul ghiaccio, ad una temperatura di circa -10° sottozero.
Emerge quindi un altro lato di Tom Perry, quello spirituale.
È un uomo di fede cristiana, particolarmente vicino alla figura di Giovanni Paolo II (non a caso anch’egli fu amante della montagna e con la passione per l’alpinismo).
Eloquente la sua idea di portare un’immagine del Papa in giro per l’Italia, partendo dall’Etna, come se fosse un grande pellegrinaggio.
Ma sull’Etna ha compiuto un altro gesto simbolico: ha raccolto della sabbia vulcanica che ha lasciato successivamente sul Monte Fujiiama, con un significato ben preciso: è la terra ciò che accomuna l’umanità.
Gli uomini sono soltanto di passaggio in questo mondo, è il destino degli esseri viventi. Ma questo non ci deve scoraggiare, ci deve invece spingere a donare un segno, a lanciare messaggi positivi, a dare il nostro contributo per migliorare, migliorarci. A lasciare le nostre impronte buone.
Nel gesto della terra raccolta in un luogo e liberata dall’altra parte del mondo però, ci si può scorgere anche un desiderio di unione tra i popoli, di vicinanza, di solidarietà.
La Terra è di tutti. Tutti camminiamo sulla stessa terra.
I problemi di oggi sono legati all’egoismo, all’indifferenza, alla superficialità. Tutto si combatte con la solidarietà.
Per questo invita le nuove generazioni a seguire i valori importanti, perché sono il motore che spinge il mondo verso un cambiamento di qualità. E suggerisce ai giovani di non perdere troppo tempo abusando della tecnologia di oggi. E’ utile, ma c’è un mondo fuori, ci sono delle persone, c’è la natura da curare e ci sono rapporti da coltivare. Anche l’anima di ognuno ha bisogno di essere ascoltata, magari concedendosi una camminata in compagnia di sè stessi, in silenzio.
Forse, il cambiamento in cui lui spera, e che ci auguriamo tutti, parte proprio da qui.