RENATO FRIGNANI: un cammino lungo l’Italia, da solo…o quasi!

RENATO FRIGNANI: un cammino lungo l’Italia, da solo…o quasi!

In questo articolo parleremo di Renato Frignani, un viaggiatore che, mosso dalla sete di conoscenza e dalla voglia di avventura, ha fatto della sua vita un’occasione di evasione e scoperta.

Lavorando a tempo pieno come operaio, l’unica occasione che Renato possedeva per compiere viaggi incredibili era quella di partire durante il periodo delle ferie. Tra le esperienze compiute spicca in particolare,  l’eccezionale traversata in bicicletta delle Rocky Mountains (dal Canada al Messico).

Dopo aver visitato molti luoghi remoti però, sentiva nascere in sé il desiderio di scoprire l’Italia, quella nascosta, messa in ombra delle grandi mete turistiche e dalle città d’arte.

L’Italia selvaggia, quella di cui nessuno parla, perché nessuno l’ha mai vista.

Frignani  desiderava fortemente attraversare la penisola italiana e voleva farlo a passo lento e solitario, zaino in spalla e via, in un pellegrinaggio volto alla scoperta di luoghi e di persone, di paesaggi e di tradizioni.

Il progetto di percorrere l’intero stivale, a piedi contando solo sulle proprie forze, era talmente ambizioso che richiedeva un periodo di tempo considerevole, talmente lungo da non poter fare domanda per così tanti giorni di ferie. È a quel punto che si chiede quali fossero le cose che lo rendevano veramente felice.

La risposta che si è dato, la troviamo nel suo licenziamento: il 30 marzo 2019 lasciava il lavoro da operaio in fabbrica per dare inizio ad un viaggio lungo 3850 km che sarebbe durato ben 260 giorni.

La sua non è stata un’impresa da guinness, non c’erano tempi né record da battere. La vittoria stava proprio nell’assorbire strada facendo tutto ciò che non sapeva fare, guardando quello che gli occhi non avevano mai visto, assaporando il contatto con la natura e arricchendosi incrociando i cammini di altre persone.

Renato aveva l’obiettivo di ripercorre parzialmente il Sentiero Italia CAI, il tracciato più lungo al mondo, che conta oltre 7000 km e che collega tutte le regioni italiane attraverso le catene montuose italiane. Un itinerario meraviglioso che si addentra in zone selvagge e che ricalca l’idea di un pellegrinaggio libero, senza troppe pianificazioni. L’unica cosa di cui aveva bisogno era  un importante allenamento fisico, la capacità di adattarsi, di saper rinunciare alle comodità, di essere in grado di far fronte agli imprevisti ed un grande senso dell’orientamento.

Nel suo zaino c’erano solamente: kit di pronto soccorso, indumenti, tenda, materassino, sacco a pelo, fornellino, un po’ di cibo e acqua. L’essenziale per sopravvivere e per camminare leggero.

Il suo itinerario ha avuto inizio a Caro, un paesino sulla costa orientale dell’Isola d’Elba, per poi proseguire verso: Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania, e poi più su, verso Nord. Sempre a piedi. Sempre da solo. O quasi.

Il 9 giugno 2019 avviene un incontro che gli cambierà il viaggio (e la vita).

Renato stava riposando nei pressi di una struttura diroccata sulla catena costiera calabrese, quando in un ammasso di rifiuti ed immondizia abbandonata, spunta il musino bianco di un cucciolo, simil pastore maremmano. Aveva pochi giorni di vita e pesava forse 3 kg. Decide di salvarlo e lo chiama “Pulce”:

Pulce era malato e denutrito. Renato vuole salvarlo: aspetta cinque ore sul posto finché un volontario del CAI passa da quelle parti e lo accompagna in una clinica veterinaria.

Affitta un appartamento a Cosenza per qualche settimana, per permettere al cucciolo di rimettersi in forze e di ristabilirsi. Acquista ciotole, guinzaglio, collare e uno zainetto con cui trasportare il cane per poter proseguire il suo viaggio, iniziato come un’avventura da vivere con sè stesso…e che da quel momento diventa condiviso con l’amico più fedele.

Renato però non nega che tutto si complica: è difficile proseguire mentre si alleva un cucciolo. I sentieri sono impegnativi, il caldo è battente, Pulce cresce e inizia a non stare più nello zaino.

Il percorso viene quindi riorganizzato con l’obiettivo di far star bene il cane, cercando di passare nei pressi di fonti d’acqua e… andando a passo di Pulce! Insomma, un viaggio a misura di cucciolo.

E passo dopo passo, tra Renato e Pulce si crea un rapporto unico: uomo e cane sono una cosa sola, basta uno sguardo e i due si capiscono al volo.

Il viaggio si è concluso il 18 gennaio 2020.

Renato Frignani è tornato a casa arricchito da ciò che ha visto e vissuto, con la voglia di concretizzare la sua esperienza in un libro, in un docu-film, o semplicemente narrando questo suo ultimo pezzo di vita trasmettendo agli altri quello che i suoi occhi da viandante, e non da turista, hanno guardato.

Ma soprattutto, la sua sarà la testimonianza di un viaggiatore che fa del viaggio una scuola di vita: come lui stesso dice:

“Non si finisce mai di imparare, restare studenti è il segreto della vita.”

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