Passeggiando per il Veneto.
Ecco 3 itinerari da scoprire insieme in Veneto: qui si scalano montagne, si cercano fossili e si contemplano cascate!
MONTE CRISTALLO, 3221 m (Belluno)
È una meta che interessa gli alpinisti già dal XIX secolo essendo uno tra i monti più alti e più belli delle Dolomiti.
Basterebbe questa come motivazione, ma non è l’unica.
Vi sono, infatti, percorsi meravigliosi e panorami mozzafiato, che fanno sentire l’uomo piccolo di fronte alla maestosità della roccia. Si tratta di un’escursione impegnativa, ma inimitabile.
Partenza: Passo Tre Croci (1803 m) seguendo il sentiero 203
Lunghezza: 37,7 km
Tempo di percorrenza: 9 ore totali
Dislivello: in salita 1400 m
Livello difficoltà: ci sono tratti faticosi dovuti anche al terreno friabile. Serve impegno ed esperienza nell’ambito dell’alpinismo.
Quando si raggiunge il Rifugio Lorenzi (3000m), inizia il sentiero Dibona che collega il luogo alla località Ospitale. È una ferrata che non annoia: è composta da scale metalliche, passerelle in legno, cavi metallici, tunnel di guerra.
Il fiore all’occhiello di questo sentiero, nonché simbolo del percorso, è il Ponte Sospeso, lungo 30m. Gli appassionati del genere, avranno piacere di scoprire che proprio qui, nel 1993, è stato girato il film di Sylvester Stallone Cliffhanger – L’ultima sfida.
BOLCA (Verona)
Stiamo parlando di una zona famosa per il sito paleontologico dell’Eocene più importante al mondo: qui si trovano i giacimenti fossiliferi più autorevoli, che regalano agli studiosi reperti risalenti a 50 milioni di anni fa e che sono salvaguardati anche in musei sparsi in tutto il mondo (Verona, Londra, USA, Parigi).
Tutt’oggi resta aperta la domanda sul perché qui vi sia un’altissima concentrazione di fossili, principalmente di pesci (i reperti recuperati sono oltre 100.000). Tutto fa pensare ad avvenimenti catastrofici che hanno causato morti di massa. Nello specifico, si può ipotizzare un’intensa attività vulcanica sottomarina, che con le eruzioni e lo spargimento di gas ha reso l’ambiente poco vivibile. Oppure, si può pensare alla ciclica red water (acqua rossa): avviene anche oggi nei Tropici e riguarda un improvviso aumento di plancton che toglie ossigeno agli altri organismi. Non è da escludere però una normale mortalità di pesci in un mare che ne ospitava innumerevoli.
Resta comunque aperta la domanda su cosa sia davvero successo a Bolca, milioni di anni fa.
Ciò che è certo è che una volta morti, i pesci si adagiavano velocemente in profondità (velocità che ha permesso che arrivassero intatti sul fondale) e venivano poi ricoperti altrettanto velocemente da fanghiglia calcarea prima ancora che venissero mangiati da altri predatori.
Il risultato della rapidità di tale processo, è stata la perfetta conservazione dei resti.
Non solo pesci, però: molluschi, crostacei, alghe, addirittura palme alte diversi metri hanno rivisto la luce dopo milioni di anni. Affascinante pensare alla laguna che c’era prima su quella collina di 800m!
Dato l’attraente interesse che suscita il luogo, segnaliamo la presenza di sei percorsi circolari (rosso, blu, viola, arancione, ciclamino, verde) che hanno come punto di partenza e di arrivo il Museo dei Fossili di Bolca, fatta eccezione per il sentiero arancione che ha come punto di inizio e di fine la Chiesa di S. Antonio Abate di Vestenavecchia.
Passeggiando in queste zone, si possono conoscere il Monte Postale (importante giacimento di fossili di pesci), le gallerie della Pesciara (luogo che vanta il maggior numero di ritrovamenti di pesci), il Monte Purga (antico vulcano dove è riemerso il bellissimo fossile di una tartaruga e il fossile più completo al mondo di un coccodrillo) e il Monte Spilecco, che conferma la presenza di un’antica spiaggia disseminata da denti di squalo.
E sullo sfondo la Val d’Alpine e sui Colli Euganei.
PARCO DELLE CASCATE DI MOLINA (Fumane, Verona)
Stiamo per addentrarci in un’oasi che si estende per 80.000 mq nella valle di Fumane, alla quale non manca nulla: ci sono le suggestive cascate, per le quali il luogo è conosciuto, ma ci si può incamminare anche in sentieri costellati da pozzi, mulini centenari, fontane, grotte e ponticelli.
30 milioni di anni fa, la natura ha voluto che emergessero le pietre e che fossero modellate, spostate, sgretolate, levigate, dagli agenti esterni come l’acqua, che qui, in questo luogo, scorre accanto alle rocce non solo sotto forma di cascate, ma anche di torrenti e specchi d’acqua.
Nello specifico, parliamo dei torrenti Vaio delle Scalucce e Vaio di Molina.
In questa porzione di mondo, che sembra essere uscita da un romanzo, si cammina incontrando tutti gli elementi che la natura ha offerto al nostro pianeta: non solo roccia e acqua, ma anche erba dei prati e alberi dei boschi.
Addirittura è stata allestita un’altalena che oscilla fino a sfiorare una delle cascate.
Si posteggia l’auto in un parcheggio sopra Molina, e si attraversa a piedi, in discesa, il paese; un piccolo borgo medioevale che ci farà fare un balzo indietro nel tempo poiché conserva ancora il fascino dell’antichità grazie ai suoi vicoli e alla sua architettura.
Il nome del luogo, Molina, rimanda ai mulini della zona, un tempo messi in funzione dalle acque, le stesse che, in questa valle, danno origine alle cascate del parco.
Al costo di 6€ per il biglietto intero (dai 12 anni) e 4€ per il biglietto ridotto (dai 6 agli 11 anni), si può visitare questo luogo fuori dal tempo, scegliendo, in base alle proprie esigenze, tra tre itinerari:
VERDE: 1,2 km, si percorre in 30 minuti
ROSSO: 2,3 km, si percorre in un’ora
NERO: 3,6 km, si percorre in due ore
Il Veneto, una regione da visitare in ogni suo angolo!