ALEX HONNOLD: la passione vince sulla paura.
All’interno di questo articolo conosceremo Alex Honnold, classe 1985, un alpinista ed escursionista americano.
Honnold è uno scalatore che spicca per i suoi record e per le sue conquiste più uniche che rare nel campo dell’arrampicata solitaria senza assicurazione (altrimenti detta free solo), una tipologia di salita estrema durante la quale non si utilizza alcun strumento che possa essere d’aiuto per giungere alla vetta (imbracature, corde, moschettoni etc, a differenza del free climbing dove si è assicurati a delle corde di protezione, che non agevolano la salita, ma possono salvare la vita). È per la difficoltà del tipo di scalata, ma soprattutto per la pericolosità, che il free solo è praticato dai pochissimi che fanno del coraggio la loro prima virtù.
L’esposizione al rischio è talmente grande che un solo errore o imprevisto (pensiamo ad esempio ad un cambio metereologico repentino ed inaspettato) potrebbe essere letteralmente fatale. Con queste premesse, è quasi superfluo dire che sono necessarie una capacità di concentrazione ed una lucidità fuori dal comune, oltre alle competenze tipiche degli scalatori: forza nelle dita, nelle braccia, precisione nei movimenti, resistenza. Potenza fisica quindi, ma anche mentale, poiché si è sottoposti ad un livello di stress non indifferente.
Nella storia dell’alpinismo ci sono state altre persone che si sono cimentate nello stile che oggi chiamiamo free solo. Uno tra i primi a scalare utilizzando questa tecnica è stato Angelo Dibona, noto anche poiché molte vie alpine portano il suo nome. A seguire, citiamo il grande Cesare Maestri e il celebre Reinhold Messner, tre arrampicatori tra i migliori del XX secolo.
Alex Honnold invece, ha segnato senza alcun dubbio, l’arrampicata moderna.
Honnold inizia a scalare quando è poco più di un bambino fino ad appropriarsi delle vittorie che oggi può vantare. Innumerevoli sono i record di velocità in arrampicata libera e le scalate che si rincorrono lungo la sua carriera alpinistica, in particolare ricordiamo la scalata di “El Sendero Luminoso” nel 2014, una via di 500 metri situata a El Toro (Messico). Un’impresa eroica, che fa ancora oggi parlare dello scalatore con stupore ed ammirazione. Un’arrampicata particolare per Alex Honnold, che fino a quel momento si era inerpicato solamente su pareti con fessure in granito o arenaria: la via in questione invece è calcarea, ed è stata scalata in appena 3 ore mantenendo un ritmo costante, concedendosi qualche sosta solo per togliere gli scarponi e far rilassare i piedi.
Nello stesso anno, con Tommy Caldwell, amico e compagno di scalate, compie la prima traversata di tutte le cime del Fitz Roy (Patagonia), impresa con cui riceverà il noto trofeo sportivo Piolet d’Or (considerato mondialmente il premio massimo in ambito alpinistico).
Nel 2016 si avventura, insieme a Colin Haley, nella prima traversata in giornata del gruppo Cerro Torre, compiuta in 20 ore e 40 minuti.
Ma è l’arrampicata nel parco di Yosemite, in California, che lo fa brillare; trascorre un anno intero ad allenarsi arrampicando in Europa, in Cina, in USA e in Marocco, e il 3 Giugno 2017 scala libero e deciso “El Capitan”, una montagna alta 2307 metri. Sceglie di affrontare la via Freerider (la più difficile e rischiosa essendo praticamente liscia), lungo una parete di 900 metri, in 3 ore e 56 minuti, scalata per la prima volta al mondo in free solo.
Mark M. Synnot del National Geographic ne parla descrivendola come “la più grande impresa nella storia dell’arrampicata pura”. E in molti concordano, dicendo che si tratta del migliore free soloist al mondo, soprattutto dopo averlo visto conquistare “El Capitan”, definito da Honnold stesso come “Il muro più impressionante al mondo”.
Quando una montagna si staglia davanti ai nostri occhi, imponente e maestosa, ci è difficile immaginare con quanto coraggio e con quanta fiducia in sè stesso un uomo possa scalare una delle sue pareti più pericolose, perpendicolari al terreno, a mani nude. La sua mente è concentrata su ogni sfumatura della parete, su ogni fessura, su ogni piccolo appiglio. Anche quando l’occhio non è annebbiato dalle vertigini, il suolo non si distingue tanto è distante. Ogni impercettibile movimento è teso alla sopravvivenza. È questione di nervi, di dettagli, di polpastrelli, di aderenza alla montagna, di prudenza e di tecnica, di forza e di resistenza.
La perfezione è la regola. Il pendolo dell’impresa oscilla tra la riuscita o la morte. Perché molti, si sa, hanno pagato con la vita questa passione.
Se qualcuno dovesse cadere da “El Capitan”, potrebbe impiegarci anche una quindicina di secondi prima di arrivare a terra, un tempo lunghissimo durante il quale, forse, ci si potrebbe anche rendere conto di quello che sta accadendo. E questo Alex Honnold, lo sa.
Ecco il suo pensiero al riguardo:
“Neanch’io voglio cadere nel vuoto e morire, ma è soddisfacente sfidare sè stessi e fare qualcosa di buono. E questa sensazione è accresciuta dalla consapevolezza che stai rischiando la morte. Non puoi commettere nessun errore. Se stai cercando la perfezione, il free solo è la cosa che ci si avvicina di più. Ti fa sentire bene essere perfetto, anche solo per un momento”.
Quanto una passione può spingere un uomo a rischiare la vita?
Eppure, Alex Honnold, in cima alla vetta ci è sempre arrivato.
“Lavoro sulla paura finché non smette di essere spaventosa.” (A. Honnold)